dalla fine dell’800 agli anni ’60
a cura di Andrea Livi
Secondo giro per le vie del Porto. Avranno ancora modo di sorprendersi i curiosi ospiti, indigeni e forestieri, nel minuto riconoscimento delle tante persone che insieme questo spazio vitale l’hanno costruito e abitato.
Magari lungo gli itinerari “di villa in villa”, a partire da quella di Girolamo Bonaparte, principe di Montfort, presenza quasi fantasmatica nel cuore della città, “oscuro” oggetto del desiderio dei suoi abitanti.
Oppure sotto la volta del Teatro comunale dipinta da Sigismondo Nardi, a discernere meglio le scene della Commedia e della Tragedia, della Musica e della Danza.
Tutte tessere del mosaico di arte e storia che dovrebbero diventare familiare come i volti ritratti in queste fotografie, distribuite secondo le più note, sociali genealogie.
Il gruppo in cui il popolare professor Pietro Baldassari compare alla testa dei suoi tanti ragazzi, sotto la scritta «PALESTRA PER L’EDUCAZIONE FISICA-NUOVA PINETA”, vale una copertina e la sua didascalia minima diventa racconto lungo, man mano che vi si riaffacciano i tanti protagonisti, con le loro storie, da quegli esordi fino ai giorni nostri. Succederà ai miei cugini romani, abituati al mare nostrum ricostruito a Cinecittà, quando si ritroveranno comparse in una scena di massa, in una foto di gruppo sulla spiaggia che fin da bambini hanno frequentato.
Emblematica la foto del 1948 con lo squero del maestro d’ascia Umberto Ciarabellini, i casotti a righe blu e tante barche tirate in secco da un’intera batteria di triscitù.
Emblematici i loro nomi: ORGOGLIO, FRATELLANZA, NAZZARENO 1° ESISTE. Molte sono uscite da quel cantiere di padri e figli calafati, ad altre famiglie del mestiere imparentati. Sotto il M/P GIUSEPPE VITTORIO GAETANO i Ciarabellini sono insieme ai Canaletti, Protocalafati già nello Stato Pontificio, al quale rimanda la patente esibita. Anche l’immagine del carico di farina trasportato con una lancetta al trabaccolo rievoca tempi lontani.
Duecento anni prima, 1729, c’era stato al Porto un tumulto per l’imbarco dei grani, durante il quale si era impedito ai facchini di caricare il grano sulle piccole imbarcazioni che dovevano portarlo sulle più capaci tartane che aspettavano a largo.
Quante altre barche fino alla costruzione del molo nuovo, il pontile dove si vedono attraccati i pescherecci degli anni ’60!
LU GUARDIÀ, del ’65 è l’ultimo costruito a Porto San Giorgio nel cantiere Ciarabellini; l’ultimo di Umberto era stato il CRISTINA del 1951. Bellissima l’immagine, del 1936, che ritrae i figli sul REX pronto per il varo. Sembra un grande giocattolo che il padre ha costruito per loro.
Aveva ancora meno anni Gigi Fattenotte quando s’è trovato a fare il “compare” al battesimo di una barca. Da allora, per nessuna ragione, si sarebbe perso un varo. Seguiva Umberto in tutte le fasi dell’impostazione e della costruzione, ammirandone la padronanza del mestiere; dalla scelta del legname che il maestro faceva direttamente sul campo: chiglie, costole, madieri… fino al momento di far scivolare lo scafo nello scalo, quando salutava con il berretto imbrattato di pece i pescatori ormai in mare.
Per la pubblicazione sono state selezionate 588 immagini.
Collana: Le immagini e la memoria – 9
ISBN 88-7969-100-7
€ 36,15
Ft. 215 x 305 mm
1998, pp. 320, copertina cartonata