a cura di Paolo Petruzzi
Romolo Murri
Le ultime opere di Romolo Murri, elaborate e non tutte pubblicate tra il 1937 e il 1944, considerate nel loro insieme, rappresentano una meditazione coerente e unitaria. Lo stesso autore ne è consapevole. A questo periodo risale il manoscritto, finora inedito, del De regimine ecclesiae, custodito presso l’Archivio Murri a Gualdo di Macerata. La data dell’incipit, segnalata nel testo, è il 26 novembre 1938. Il lavoro rimase però incompiuto. Il titolo, provvisorio o definitivo, risulta pienamente coerente allo svolgimento di un complesso e articolato discorso de statu praesenti ecclesiae, sulla condizione del cristianesimo considerato nella sua realtà trascendente e nell’orizzonte storico dal punto di vista della divina rivelazione e da quello della realtà del cammino bimillenario della comunità credente. Un trattato di ecclesiologica storica, si potrebbe definire il De regimine, in apparenza non dissimile, almeno in certe parti della sua articolazione concettuale, da tante esposizioni ecclesiologiche e canonistiche aventi lo stesso titolo, soprattutto a partire dalla fine del Medioevo. Ma lo svolgimento delle argomentazioni murriane oltrepassa delimitazioni di questo genere, fino a presentarsi come una riflessione sulla condizione cristiana contemporanea. Come nelle opere maggiori dell’ultimo periodo, anche il De regimine non contiene riferimenti o allusioni ai drammatici avvenimenti che hanno una risonanza particolare nella Roma di quegli anni, con i quali l’autore si trovava necessariamente a confrontarsi, anche come giornalista. Nondimeno, elevandosi al di sopra delle contingenze e della cronaca, la riflessione murriana si svolge in un orizzonte concettuale più ampio, il cui tratto dominante è la consapevolezza della crisi della civiltà occidentale, che coinvolge anche la chiesa, nella sua dimensione spirituale e in quella istituzionale, e lo stesso messaggio cristiano. In una delle pagine conclusive de La Storia e l’Eterno Murri scrive: «Nel corso dei secoli questa società religiosa ed il suo patrimonio spirituale si sono strettamente amalgamati con interessi terreni, legittimi od iniqui, e con gli altri movimenti e fattori della storia, costituendo quella civiltà occidentale della quale il cattolicismo – dottrina tradizionale ed istituti – era tanta parte. E ad essa è nuociuta, negli ultimi secoli, questa alleanza contratta con le cause e le forze di conservazione politica e sociale, sicché le esigenze di nuovi sviluppi storici e la lotta per il diritto e le stesse più intime aspirazioni alimentate nelle coscienze dal cristianesimo sono venute a trovarsi in contrasto con le posizioni storiche e gli atteggiamenti pratici della Chiesa sul terreno culturale e politico e sociale. […] E, nell’insieme, il cattolicismo è venuto sempre più perdendo contatto con la concreta realtà storica, la quale ha sempre meno seguìto l’ispirazione cristiana ed ha veduto via via disperdersi e disgregarsi quella certa unità spirituale che l’Europa era pure riuscita a raggiungere». Più drammatici gli interrogativi che Murri si pone nell’incipit de Il messaggio cristiano e la storia di fronte al dispiegarsi del conflitto mondiale: «Domande ansiose sulle condizioni presenti della cristianità e del cattolicismo e sulle future si affollano nell’animo dei cattolici i quali assistono stupiti a questa immane vicenda. Come ha potuto una civiltà fondata sul cristianesimo e guidata per così dire lungo tempo dalla Chiesa venire a questo?».Le ultime opere di Romolo Murri, elaborate e non tutte pubblicate tra il 1937 e il 1944, considerate nel loro insieme, rappresentano una meditazione coerente e unitaria. Lo stesso autore ne è consapevole. A questo periodo risale il manoscritto, finora inedito, del De regimine ecclesiae, custodito presso l’Archivio Murri a Gualdo di Macerata. La data dell’incipit, segnalata nel testo, è il 26 novembre 1938. Il lavoro rimase però incompiuto. Il titolo, provvisorio o definitivo, risulta pienamente coerente allo svolgimento di un complesso e articolato discorso de statu praesenti ecclesiae, sulla condizione del cristianesimo considerato nella sua realtà trascendente e nell’orizzonte storico dal punto di vista della divina rivelazione e da quello della realtà del cammino bimillenario della comunità credente. Un trattato di ecclesiologica storica, si potrebbe definire il De regimine, in apparenza non dissimile, almeno in certe parti della sua articolazione concettuale, da tante esposizioni ecclesiologiche e canonistiche aventi lo stesso titolo, soprattutto a partire dalla fine del Medioevo. Ma lo svolgimento delle argomentazioni murriane oltrepassa delimitazioni di questo genere, fino a presentarsi come una riflessione sulla condizione cristiana contemporanea. Come nelle opere maggiori dell’ultimo periodo, anche il De regimine non contiene riferimenti o allusioni ai drammatici avvenimenti che hanno una risonanza particolare nella Roma di quegli anni, con i quali l’autore si trovava necessariamente a confrontarsi, anche come giornalista. Nondimeno, elevandosi al di sopra delle contingenze e della cronaca, la riflessione murriana si svolge in un orizzonte concettuale più ampio, il cui tratto dominante è la consapevolezza della crisi della civiltà occidentale, che coinvolge anche la chiesa, nella sua dimensione spirituale e in quella istituzionale, e lo stesso messaggio cristiano. In una delle pagine conclusive de La Storia e l’Eterno Murri scrive: «Nel corso dei secoli questa società religiosa ed il suo patrimonio spirituale si sono strettamente amalgamati con interessi terreni, legittimi od iniqui, e con gli altri movimenti e fattori della storia, costituendo quella civiltà occidentale della quale il cattolicismo – dottrina tradizionale ed istituti – era tanta parte. E ad essa è nuociuta, negli ultimi secoli, questa alleanza contratta con le cause e le forze di conservazione politica e sociale, sicché le esigenze di nuovi sviluppi storici e la lotta per il diritto e le stesse più intime aspirazioni alimentate nelle coscienze dal cristianesimo sono venute a trovarsi in contrasto con le posizioni storiche e gli atteggiamenti pratici della Chiesa sul terreno culturale e politico e sociale. […] E, nell’insieme, il cattolicismo è venuto sempre più perdendo contatto con la concreta realtà storica, la quale ha sempre meno seguìto l’ispirazione cristiana ed ha veduto via via disperdersi e disgregarsi quella certa unità spirituale che l’Europa era pure riuscita a raggiungere». Più drammatici gli interrogativi che Murri si pone nell’incipit de Il messaggio cristiano e la storia di fronte al dispiegarsi del conflitto mondiale: «Domande ansiose sulle condizioni presenti della cristianità e del cattolicismo e sulle future si affollano nell’animo dei cattolici i quali assistono stupiti a questa immane vicenda. Come ha potuto una civiltà fondata sul cristianesimo e guidata per così dire lungo tempo dalla Chiesa venire a questo?».
ISBN 978-88-7969-476-6
€ 16,00
Ft. 170×240 mm
2021, pp. 120, copertina in brossura