Regola e ornato dagli Statuti comunali alla Commissione edilizi
Keoma Ambrogio
La Forma urbis Romae (anche detta Forma Urbis Severiana) è una complessa opera parietale, incisa su lastre di marmo, rappresentante la planimetria della città di Roma ai tempi di Settimio Severo; realizzata tra il 203 e il 211 d.C., era un tempo collocata sul prospetto del Tempio della Pace. La Forma Urbis rappresenta l’astrazione grafica della proprietà edilizia e della conformazione della città, tanto da essere considerata dagli storici una “pietrificazione” del catasto vigente all’epoca di Settimio Severo, conservato probabilmente nelle sale interne del tempio stesso. La pianta, riscoperta in frammenti a partire dal XVI secolo, costituisce un documento di inestimabile valore per la comprensione, seppure parziale, del tessuto edilizio romano agli inizi del III secolo ed è divenuta, nel tempo, un riferimento quasi idealizzato per la creazione di planimetrie della stessa Città Eterna e di diverse città italiane. Allo stesso modo le tante planimetrie che si sono via via delineate nella storia moderna d’Italia, definite a loro volta Forma Urbis, costituiscono a oggi supporti fondamentali per lo studio e la comprensione dello sviluppo urbano ed edilizio, quali fonti iconografiche di primaria importanza.
La comprensione della “forma” di una città, ovvero della sua struttura morfologica, non può, tuttavia, ridursi a un’astratta lettura delle viste planimetriche e prospettiche storiche, che offrono pur sempre una lettura parziale e, non di rado, preordinata del fattore urbano. La pianta è sovente utilizzata, infatti, quale strumento di rappresentazione del potere e di chi lo detiene e, per questa ragione, può concentrarsi più su alcune tematiche che altre, negando determinati dettagli ed esaltandone di diversi, finendo per disegnare persino ciò che potrebbe non essere mai esistito, solo per qualificare l’elaborato. Anche laddove la planimetria fosse condotta con criteri di scientificità, il suo scopo specifico determinerebbe la selezione delle informazioni fornite, finendo per negare, a volte, la possibilità di comprendere appieno determinati elementi urbani.
Lo studio di un centro antico, la comprensione delle sue stratificazioni urbanistiche ed edilizie, deve necessariamente scaturire da un raffronto continuo e incessante tra una pluralità di fonti, che comprendono certamente l’iconografia antica, senza dimenticare i documenti storico-archivistici, i dati bibliografici e, soprattutto, la materia dell’architettura che, grazie alla sua realtà e comunicatività, deve essere il punto focale delle attenzioni dello studioso.
Perché allora Forma Urbis Firmi?
Il presente studio, suddiviso in due volumi di distinta pubblicazione, ha l’intento di offrire una serie di documenti utili alla comprensione, certamente parziale, di alcuni episodi della storia urbana della città di Fermo attraverso la pubblicazione di strumenti differenti, per loro natura, dalle planimetrie storiche – comunque intensamente coinvolte nella trattazione – ma non per questo meno efficaci nella ricostruzione di una Forma urbis. Il tessuto urbano e l’edilizia che lo costituisce si sono definiti in tempi lunghissimi, attraverso stratificazioni e modifiche che hanno progressivamente portato all’immagine spaziale e figurativa che noi oggi possiamo contemplare, determinate da interventi privati e pubblici o da una loro compresenza, sempre nel rispetto di una serie di norme e tappe fissate dalla Magistratura cittadina.
Lo studio, nel suo complesso, affronta il tema della trasformazione edilizia, attraverso la comprensione degli strumenti e delle attitudini in uso per la gestione dei lavori di trasformazione architettonica, nel primo volume, e dell’andamento della proprietà immobiliare tra il XV e il XIX secolo mediante l’illustrazione di catasti storici urbani, nel secondo.
In questo primo volume, dal sottotitolo Regola e ornato dagli Statuti comunali alla Commissione edilizia, si approfondisce il tema della gestione dei lavori edili da parte della Magistratura competente, dimostrando come la qualità urbana delle città storiche, e in particolare nel caso fermano, scaturisca da un attento controllo degli interventi architettonici privati da parte di chi è preposto all’applicazione di regole condivise.
Se il filo conduttore della trattazione è costituito dal tentativo di tratteggiare, in un processo diacronico, lo sviluppo di questa competenza comunale e dei criteri di valutazione e gestione, il testo offre, in una lettura sincronica, l’interpretazione e il racconto di una serie di fatti edilizi e sociali che offrono lo spunto per ulteriori ricerche o per l’approfondimento di eventi specifici. Tutti gli esempi presentati sono riferiti a una completa e cronologica appendice documentaria che permette di approcciarsi alla fonte storica in prima persona, al di là della lettura che ne viene qui proposta.
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ISBN 88-7969-452-9
€ 35,00
Ft. 240×320 mm
2020, pp. 290, copertina in brossura