L’agrumicoltura nelle Marche: aspetti colturali e artistici
Aurelio Manzi – Germano Vitellicoordinatore Vermiglio Ricci
Una decina di anni fa ci siamo ritrovati insieme al botanico, allo storico dell’arte, all’architetto e allo storico ad affrontare una stimolante avventura: individuare i segni ancora leggibili della tradizione agrumicola picena dal secolo XIV ai giorni nostri.
Il territorio esaminato si estende lungo la fascia costiera da Porto San Giorgio a San Benedetto del Tronto, comprensorio un tempo ricadente nell’antico Comitato di Fermo, e lungo le limitrofe località medio-collinari e collinari sino a 500 metri di altitudine sul livello del mare.
Particolare attenzione è stata rivolta alle metodiche di coltivazione delle diverse specie e varietà di agrumi. Le molteplici tipologie di “giardini” sono state analizzate, studiate e descritte sia negli aspetti più prettamente agronomici che architettonici, artistici, storici e più in generale demo-antropologici.
Da questi apporti lusinghieri, gradualmente è emerso uno straordinario e insospettato patrimonio culturale, sintesi dell’interazione armonica tra la natura e l’opera dell’uomo, che caratterizza e qualifica il paesaggio della costa picena e delle colline retrostanti. Purtroppo si tratta di un patrimonio abbandonato, in drammatico declino, che rischia di essere cancellato per sempre dalla memoria collettiva.
Nel corso dei secoli, gli agricoltori hanno selezionato varietà locali di aranci, limoni e cedri, meglio adatte alle condizioni climatiche e pedologiche di questo territorio che segna il limite settentrionale della coltivazione degli agrumi in pieno campo sulla costa adriatica. Si tratta di un patrimonio genetico ed agronomico, storico ed economico di grande interesse,replica rolex oggi fortemente eroso e che rischia di scomparire, comportando un forte impoverimento dell’identità culturale locale.
ISBN 88-7969-420-0
€ 20,00
Ft. 210×300 mm
2018, pp. 180, copertina in brossura con alette