Alberto Pellegrino
La vita avventurosa di Cecco d’Ascoli, poeta, medico, filosofo e astrologo, è per molti aspetti avvolta nel mistero, poiché la conoscenza delle diverse fasi della sua esistenza e di alcuni specifici avvenimenti deriva da fonti contrastanti e spesso inquinate da riferimenti leggendari. Il destino di Cecco, che ha qualcosa di affascinante e di tragico, è simbolicamente racchiuso in tre splendide piazze, che rappresentano l’alfa e l’omega della sua vita: la Piazza del Popolo di Ascoli Piceno, la città da cui ha preso il nome; la Piazza Maggiore di Bologna, la città dove ha esercitato il suo magistero universitario; la Piazza di Santa Croce a Firenze, il luogo dove è stata eseguita la condanna a morte comminata dall’Inquisizione.
Questo tragico epilogo della sua esistenza tra le fiamme del rogo, non solo avvicina il poeta a Giordano Bruno, ma ha fatto in modo che la figura di Cecco sia stata gravemente segnata da una damnatio memoriae imposta dalla Chiesa, che ha proibito la lettura, la diffusione, la riproduzione a mano e, più tardi, a stampa delle sue opere, sulle quali è calato per circa sei secoli un silenzio quasi tombale, che si è interrotto solo nei primi anni dell’Ottocento.
L’Inquisizione ha imposto la distruzione di tutte le sue opere scientifiche, dei suoi componimenti poetici e del suo poema L’Acerba, per cui alcuni scritti sono andati perduti per sempre, mentre si sono salvati alcuni esemplari delle opere scientifiche e un centinaio di manoscritti de La Acerba, tramandati per merito di copisti che hanno però compiuto mutilazioni ed errori, poi ripresi nei primi e rari testi a stampa.
ISBN 978-88-7969-427-8
€ 12,00
Ft. 150×210 mm
2019, pp. 68, copertina in brossura